Con Calciopoli c'è chi ha pagato dazio ingiustamente, perché innocente,  c'è chi ha subito poco e chi nulla, come dimostrano le storie di Ivaldi, Copelli e Collina, la terna delle tre misure diverse della FIGC e  della sua giustizia sportiva. La gestione Federale di Calciopoli ha  prodotto anche disparità e danni come conseguenza della diffusione ai  media di documenti di un'indagine della giustizia ordinaria che non  aveva completato il suo iter. L'occasione per questa meditazione l'ha  offerta la deposizione di Collina a Napoli, quando l'avvocato Bonatti ha  chiesto: "Lei sa di aver sempre rispettato le regole della correttezza...", e Collina ha risposto: "Sono  stato valutato per questo sia dall'organo di giustizia federale che da  quello dell'Aia, e sono stato in entrambi i casi prosciolto, nonostante  non avessi avuto dovere di sottopormi a quel giudizio". Ancora Bonatti: "Lei, che è sotto giuramento, ritiene che quei provvedimenti corrispondano alla verità storica?", e Collina: "Assolutamente sì".
Ed  allora vediamo la storia dell'arbitro e dei due assistenti, di come  sono entrati nell'indagine Calciopoli, a quale titolo, e quali  conseguenze e danni hanno subito. 
IVALDI. Tante  persone che vengono solo citate nelle intercettazioni, senza essere  indagate, sono date in pasto al pubblico, ma ci sono anche ben 11  indagati per i quali i pm Beatrice e Narducci non chiedono il rinvio a  giudizio. Tra queste c'è Ivaldi, uno degli assistenti  designati per i Mondiali in Germania, che a seguito della fuga di  notizie viene privato di questa possibilità. Perché? Solo perché il suo  nome è comparso nelle informative, nelle quali figura perché era  assistente nella partita Roma-Juventus del 2005, messa sotto la lente di  ingrandimento da Auricchio. Non una telefonata intercettata di Ivaldi è  riportata nelle informative, non una prova. Cosa scrive Auricchio  nell'informativa, cosa dice al processo, e quali telefonate a discolpa  di Racalbuto non sono state considerate importanti, in relazione a  quella partita, lo abbiamo scritto in una serie di quattro articoli.
Appena quelle informative si riversano sui giornali la FIGC agisce così: 
14 maggio 2006.
"La  Figc invia una lettera a Fifa e Uefa per revocare l'accredito per i  Mondiali per l'arbitro Massimo De Santis, gli assistenti Alessandro  Griselli e Marco Ivaldi, nonché per Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto".
19 maggio 2006.
"L'Associazione  Italiana Arbitri ha sospeso cautelativamente i direttori di gara  «raggiunti da avviso di garanzia» nell'ambito del vasto scandalo  scatenato dalle intercettazioni telefoniche. Questi gli arbitri e gli  assistenti compresi nell'elenco per un totale di 41 persone" . Tra i sospesi ci sono Ivaldi e Pisacreta. 
Ancora  nell'avviso agli indagati della conclusione delle indagini preliminari,  firmato il 6 aprile 2007, un anno dopo la fuga dei documenti  d'indagine, i pm Narducci e Beatrice scrivono:
A7) Moggi, Giraudo, Bergamo, Pairetto, Fabiani, Fazi, Racalbuto, Ivaldi, Pisacreta, Gabriele.
"...  in concorso tra loro e in esecuzione del programma criminale della  associazione per delinquere descritta sub a), al fine di raggiungere un  risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento  della competizione, compivano atti fraudolenti che, alterando la  corretta e genuina procedura di sorteggio del direttore di gara valida  per il campionato di calcio di serie A 2004/5, quella per la  designazione degli assistenti del direttore di gara e del quarto  ufficiale di gara, predeterminavano il risultato dell'incontro di calcio  Roma-Juventus 1-2, risultato perseguito anche mediante la designazione  fraudolenta di una terna arbitrale (Racalbuto, Pisacreta ed Ivaldi),  nonché del quarto ufficiale di gara (Gabriele Marco) tutte persone che  si adoperavano per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole  alla squadra del Moggi e del Giraudo....".
Il 10 luglio 2007  i pm Beatrice e Narducci chiedono il rinvio a giudizio per 37 dei 48  indagati. Nella richiesta di rinvio a giudizio, per il capo  d'imputazione di frode sportiva relativo a Roma-Juventus, restano  imputati solo Moggi, Giraudo e Racalbuto. La posizione di Ivaldi, come  quella di Pisacreta, viene archiviata. 
Ivaldi dunque da Calciopoli è  uscito immacolato, ma ha subito un danno a causa delle ipotesi  investigative, della fuga di notizie e della fretta della Federazione. 
COPELLI. Federazione che manda ai Mondiali l'assistente Cristiano Copelli,  nelle informative presentato come "vittima" della cupola moggiana.  Assistente nella serataccia di Reggio Calabria ed oggetto delle  lamentele di Moggi in una telefonata con Baldas, del 24.01.2005,  evidenziata da Auricchio:
Moggi: "Copelli ne fa di tutti i colori, oh!... e l’hanno preso pure per i campionati del mondo ma mo lo faccio cancellà io!".
Copelli  non viene sospeso e va ai Mondiali perché non è tra gli indagati, ma  nelle informative è ben presente, e questo viene riportato dalla stampa  ben prima dei Mondiali. Lo scrive anche la Gazzetta del 29 maggio 2006,  articolo "Quel filo diretto Meani-Copelli":
"Meani  l'11 marzo 2005 si lamenta con il guardalinee Cristiano Copelli «perché  c'è troppa mer...». [...] Meani si preoccupa e sollecita allora un  incontro urgente con Copelli, designato per la partita Milan-Sampdoria.  [...] Il 13 marzo 2005, un paio di ore dopo la partita Milan-Sampdoria  (1-0), Copelli chiama Meani. È una telefonata affettuosa: «...ehiii Leo  volevo ringraziarti... perdonami dopo nel casino lì non t' ho neanche  ringraziato...»". 
Altre telefonate Meani-Copelli sono state riportate da Cambiaghi nell'articolo "Accuse Milan: Meani ed il condizionamento arbitrale".
Nonostante  il rapporto con Meani sia riportato sui giornali, Copelli va ad  arbitrare i Mondiali. Dopo i Mondiali, però, anche Copelli conosce la  giustizia "domestica" della FIGC per le sue telefonate con Meani. Ecco  le tappe:
29 agosto 2006.
"Anche  l'Associazione arbitri prepara i suoi processi. Si comincia lunedì 4  settembre con una prima tranche: 11 tra arbitri, assistenti e dirigenti  saranno giudicati dalla Commissione di Disciplina. Il Procuratore  arbitrale, Marcello Cardona, ha deferito agli organi di giustizia  «domestica», una trentina di tesserati tra coinvolti nel calciocaos e  non. Per tutti si tratta di gravi violazioni del codice interno e del  regolamento che stabilisce anche i possibili contatti che arbitri e  assistenti possono avere con i dirigenti delle società di calcio" (La Gazzetta). 
13 ottobre 2006. 
"Non  ci sono ancora le motivazioni del parere espresso dalla Corte federale  sulla improcedibilità per Gianluca Paparesta e per questo slitta anche  la decisione della Commissione di disciplina sui deferimenti della  Procura arbitrale nei confronti dell'arbitro Emidio Morganti e degli  assistenti Baglioni, Contini e Copelli". (La Gazzetta).
6 agosto 2007.
Deferito alla Commissione Discipliare l'assistente arbitrale Copelli.
"Il  Procuratore federale, esaminate le risultanze dell'ulteriore attività  di indagine espletata in sede penale, ha deferito alla Commissione  Disciplinare Nazionale l'assistente arbitrale Cristiano Copelli "per  aver intrattenuto, nei mesi di marzo e aprile 2005, colloqui telefonici  con il tesserato del Milan Leonardo Meani, nel corso dei quali sono  state espresse considerazioni e commenti contrari ai principi di lealtà,  correttezza, probità e trasparenza, con la circostanza aggravante del  pregiudizio arrecato, per la notorietà dei fatti, all'immagine  dell'Aia'" (Sito FIGC).
In  sostanza a Copelli viene contestata dal Procuratore Federale “la  violazione dell’art. 1 del Codice di Giustizia Sportiva e 37, comma 2  lett. b) del Regolamento AIA, oggi trasfuso nell’art. 40 comma 3 lett.  c) del Regolamento AIA (nota n. 236/405pf06-07/SP/ma del 31.7.2007)”.
4 settembre 2007.
La commissione disciplinare infligge 3 mesi di sospensione a Copelli.
"Le  argomentazioni difensive concernenti l’improcedibilità dell’azione per  decorrenza del termine previsto dall’art. 32, comma 11, del CGS e  l’improcedibilità per il divieto del bis in idem non risultano fondate  [...] La Commissione disciplinare dell’AIA ha assunto una decisione di  improcedibilità dell’originario deferimento per carenza di  giurisdizione, senza esaminare il merito della vicenda. [...] Ai fini  della esecuzione della sanzione, peraltro, deve tenersi conto che il  Copelli ha già scontato un periodo di sospensione cautelare dal  31.7.2006 al 31.10.2006: tale periodo, dunque, deve essere computato  nella sanzione irrogata.
P.Q.M. la Commissione delibera di infliggere  a Cristiano Copelli la sanzione della sospensione per tre mesi  (sanzione già scontata nel periodo di sospensione cautelare dal  31.7.2006 al 31.10.2006)" (sito FIGC).
Analizzate  le contraddizioni della FIGC emerse nei casi di Ivaldi e di Copelli,  veniamo a Collina, che come Copelli parlava con Meani.
COLLINA. Nelle informative di Auricchio c'è anche Collina, le telefonate sono  note ed il rapporto con Meani ed il Milan è ben analizzato da Cambiaghi  nell'articolo "Accuse Milan: la promiscuità con Collina". Le telefonate del Milan e di Collina escono con ritardo rispetto a quelle di Moggi, e ne parla il duo Galdi/Piccioni sulla Gazzetta del 28 maggio 2006: "Emerge  la voglia di Collina di parlare con Galliani. Nello stesso periodo  l'arbitro doveva definire anche il suo contratto di sponsorizzazione con  la Opel. Stesso sponsor del Milan che portò alla rottura di Collina con  la Federcalcio. Meani avviserà subito Galliani che Collina lo sta  cercando".
Collina non è indagato e viene interrogato a maggio  2006 dai pm di Napoli come persona informata sui fatti. In quel periodo  l'Aia, la FIGC e la giustizia sportiva non prendono nessun provvedimento  perché non è più tesserato. Intervengono dopo. Di rilevante il  comportamento contraddittorio del Procuratore Palazzi che nel 2006 dice:  "Il comportamento tenuto da Collina, a nostro avviso, poteva  essere rilevante per la giustizia domestica dell'Aia, alla cui procura  abbiamo trasmesso gli atti" . Come ci dicevano e dicono, da  Liguori in giù: "Basta la telefonata. La giustizia sportiva è diversa  da quella penale". Quindi, ragionando con la loro logica, per la  giustizia "domestica" il deferimento ci sta tutto e quelle due  telefonate bastano ed avanzano. Ma Palazzi, che ha deferito, nel luglio  2007 (intanto era diventato Superprocuratore, ndr) archivia il caso  adducendo come giustificazione, nella stringata motivazione: "esaminate le risultanze dell'ulteriore attività di indagine espletata in sede penale".  Collina non era, come invece Ivaldi, un indagato la cui posizione è  stata approfondita e archiviata, quindi, mutata. Quali risultanze di  ulteriori indagini? Forse non era Collina al telefono ma un replicante?  Ma non bastava la telefonata? Vediamo le tappe anche in relazione a  Collina, come rilevabili dalla stampa.
18 settembre 2006: Collina sarà deferito: rischia 24 mesi di squalifica.
"Non  è più tesserato Aia, ma Pierluigi Collina, ex arbitro numero 1, adesso  rischia di essere deferito, travolto anche lui da calciopoli: Collina è  già stato interrogato da Marcello Cardona, procuratore arbitrale, e ora  anche lui dovrebbe andare sotto processo per i suoi rapporti con Meani,  il ristoratore e addetto arbitri del Milan. Il deferimento di Collina  dovrebbe arrivare in questa settimana. L'accusa potrebbe chiedere la  stessa pena di Paparesta: 24 mesi (poi ridotti a otto dalle sentenza di  primo grado)". (La Repubblica). 
7 ottobre 2006, Repubblica (Fulvio Bianchi): Sul deferimento di Collina è scontro.
"La  Corte federale inoltre ha stabilito che quando ci sono di mezzo  dirigenti di società (o di federazione) e arbitri, la giustizia federale  deve prevalere su quella dell'Aia: per cui anche Pierluigi Collina,  appena deferito dal procuratore arbitrale Marcello Cardona per i  rapporti con Lorenzo Meani, non è detto che adesso venga giudicato dalla  Disciplinare dell'Aia. Collina non è più tesserato Aia, anche se  intratteneva rapporti quando ancora arbitrava: il suo caso era già stato  esaminato dal procuratore Palazzi. Poi è finito all'Aia: come successo  per Paparesta. Chi deve giudicare adesso Collina? Davvero va portato in  giudizio? "No, perché è già stato giudicato e prosciolto dal procuratore  Palazzi. Non può essere quindi giudicato due volte" sostiene il suo  legale, professor Fausto Giunta". (La Repubblica). 
8 ottobre 2006: Collina va alla Disciplinare «Già assolto dalla Procura».
"Dopo  la conferma del procedimento da parte dell'Aia per i rapporti con l'ex  dirigente milanista Meani, Pierluigi Collina ha deciso di presentarsi  alla Disciplinare, pur potendo evitarlo, in quanto ha restituito la  tessera il 29 agosto 2005; lo farà per rispetto delle istituzioni  calcistiche e perché convinto che emergerà l'insussistenza delle accuse  formulate dal procuratore arbitrale Marcello Cardona. [...] l' avv.  Fausto Giunta: «L'atto di deferimento è stato per noi un'autentica  sorpresa, perché uno dei fatti addebitati dal procuratore arbitrale -  antichi rapporti di cordiale conoscenza con Meani, risalenti ai tempi  della comune colleganza - era già stato valutato dalla Procura Federale  che l'aveva ritenuto non passibile di sanzioni disciplinari. Il  principio della non processabilità in sede arbitrale per fatti ritenuti  irrilevanti dalla Procura federale è stato affermato e ribadito di  recente in note pronunce»". (Corriere della Sera).
10 ottobre 2006, Repubblica: Arbitri/2: Collina, Palazzi e Cardona, che intrigo.
"Il procuratore federale Stefano Palazzi (Tuttosport di domenica scorsa) ha detto questo su Pierluigi Collina: "Non  abbiamo rilevato elementi tali da processarlo per illecito. Però il  comportamento tenuto da Collina, a nostro avviso, poteva essere  rilevante per la giustizia domestica dell'Aia, alla cui procura abbiamo  trasmesso gli atti". Palazzi ha quindi passato le carte al  procuratore arbitrale, Marcello Cardona. Cardona ha deferito Collina  alla Disciplinare Aia e nel processo chiederà due anni di squalifica,  come ha chiesto anche per Paparesta e come farà domani per Morganti. Ma Collina poteva essere deferito? Poteva essere giudicato? Dalle parole di Palazzi sembrerebbe proprio di sì.  Collina e il suo legale non sono per niente d'accordo. Il caso è molto  intricato. Era davvero così normale la telefonata fra l'arbitro e Meani?  Dovrà stabilirlo adesso la Disciplinare...". (Fulvio Bianchi, La Repubblica).
18 luglio 2007: Palazzi archivia tutto. Domani Collina sarà designatore di A e B.
"Il  primo provvedimento del neo superprocuratore Figc Stefano Palazzi è  stata l'archiviazione del procedimento sull'ex arbitro Collina «in  ordine ai rapporti con i tesserati del Milan, in quanto non sono emersi  fattispecie di rilievo disciplinare». [...] Cade così anche l'ultimo  ostacolo per la nomina di Collina a designatore, prevista per domani". (La Gazzetta)
Ed ecco il testo della nota emessa dalla FIGC: 
"Il  Procuratore Federale esaminate le risultanze dell'ulteriore attività di  indagine espletata in sede penale, ha disposto l'archiviazione del  procedimento nei confronti dell'arbitro fuori quadro Pierluigi Collina,  in ordine a rapporti con tesserati dell'A.C. Milan, in quanto non sono  emerse fattispecie di rilievo disciplinare".
In conclusione,  basta il nome sulle informative per privare Ivaldi della partecipazione  ai Mondiali, non bastano le telefonate trascritte nelle stesse  informative nel caso di Copelli che, però, dopo aver fatto i Mondiali  viene punito per le telefonate con Meani. Per ugual comportamento,  telefonate con Meani, Collina viene assolto da Palazzi che un anno prima  lo aveva deferito. Per la stampa "va tutto bene madama la marchesa",  peana per Collina Superdesignatore, la questione etica non interessa  più, era solo una foglia di fico. 
Secondo noi una giustizia, sia pur  "domestica" come piace definirla ai giornalisti, o del "circolo della  caccia" come piace a Sandulli, deve dimostrare nei fatti l'uguaglianza  del trattamento. E l'uguaglianza di trattamento si dimostra anche  pesando casi identici con la stessa bilancia, affrontandoli con lo  stesso ardore e con tempi più o meno simili, non come Palazzi sta  facendo con le telefonate dell'Inter. Il levriero del 2006 sembra un  ghiro in letargo, oggi.
Collina, Ivaldi, Copelli ed il corto circuito della giustizia sportiva
- Dettagli
 
	      
