Come nelle due stagioni precedenti, l'obbiettivo principale della Juve mondiale è la Champions League, il cui bis è appena sfumato a Monaco di Baviera. La competizione inizierà il 17 settembre, l'avversario sarà il Feyenoord; poi Manchester United e Kosice.
Nell'attesa, il 31 agosto parte il campionato, e la Juve regola subito il Lecce con i gol del nuovo bomber Inzaghi e di Conte. I gol arrivano nel finale, dopo l'uscita di un Del Piero opaco (rilevato da Amoruso), condizionato da un infortunio in Coppa Italia col Brescello. Tutta la squadra però appare ancora in rodaggio, e sullo 0-0 Peruzzi ha salvato in un paio di occasioni la porta dai contropiedi dei salentini.
Ma l'evento della prima giornata si svolge a Milano, dove un San Siro parato a festa celebra l'esordio nel campionato italiano del debuttante "Ronaldinho" contro la matricola Brescia. In realtà, la partita risulterà la consacrazione di un trentenne italiano che di esotico ha solo il cognome, un autentico sconosciuto il cui esordio in serie A è il culmine di una lunga e onesta gavetta fatta di Pievigina, Pergocrema, Fano e 5 stagioni in B al Cesena: Dario Hubner, detto "Il bisonte".
Già nel primo tempo, terminato a reti bianche, Hubner aveva propiziato un fallo da rigore, venendo vistosamente trattenuto in area da Galante, ma Rodomonti aveva fatto proseguire per una regola del vantaggio non concretizzata da Bonazzoli. Strano, perché la Fifa ha appena modificato la regola introducendo la possibilità, da parte dell'arbitro, di tornare sulle proprie decisioni nel caso il vantaggio non si concretizzi.
Ma è nella ripresa che Hubner delizia la platea milanese con un saggio di gran classe: pescato in area spalle alla porta, stoppa di coscia, si gira e mette la palla agli incroci, con Pagliuca che può solo stare a guardare.
A salvare la truppa di Simoni, artefice di una prestazione confusionaria che lascia già intravedere quei limiti tattici e organizzativi di cui soffrirà per tutta la stagione, ci pensa l'altro nuovo sudamericano, quello piccolo, col viso da cartone animato. Subentrato nel secondo tempo al posto di uno spento Ganz, negli ultimi minuti "el Chino" Recoba, che segnerà 3 gol in tutto il campionato, si gioca subito due Jolly con un tiro da 30 metri e su punizione. I brancaleoni di Simoni portano in trionfo il Chino e incamerano i primi 3 punti, ma il calcio italiano, anche se colpevolmente in ritardo, scopre un bomber di razza che il 5 maggio 2002 vincerà anche la classifica dei marcatori in coabitazione col grande David Trezeguet.
Il 14 settembre '97, alla seconda giornata, la prima gara in trasferta riserva subito alla Juve un brutto cliente: la Roma di Zeman. La settimana prima c'era stata la sosta per le Nazionali, e la gara venne preceduta da polemiche causate dal mancato impiego di Totti e Del Piero. Entrambi acciaccati, avevano marcato visita. Entrambi però erano tornati disponibili per l'impegno dei rispettivi club. Con una differenza: Totti può giocare, Del Piero no. Motivo? Totti era andato a Coverciano a farsi visitare, Del Piero era rimasto a Torino. In realtà la normativa non è chiara, ma le polemiche, al solito, sono polarizzate sul fuoriclasse della Juve. "Perché si parla solo di Del Piero e non di Totti?" aveva chiesto Lippi ai cronisti il giorno prima della gara. Fatto sta che per non rischiare la sconfitta a tavolino, bisogna rinunciare a convocarlo. Strano per una società che annovera nel suo organigramma uno come Moggi, etichettato come grande burattinaio del potere federale. La partita finirà 0-0, con Totti che sfiora il gol al 22' e Inzaghi a cui viene impedita la conclusione a botta sicura per uno scontro tra Petruzzi e Aldair a cui è in realtà completamente estraneo; le moviole cercheranno di bilanciare l'episodio con un fuorigioco inesistente fischiato a Balbo.
L'Inter invece espugna Bologna 2-4, capitalizzando al massimo le 5 conclusioni totali. Gol del vantaggio interista di Galante su azione di calcio d'angolo, poi pressione del Bologna che crea diverse occasioni per pareggiare, protestando anche per un fallo di mani in area dello stesso Galante, non sanzionato dall'arbitro. Al primo contropiede, Ganz raddoppia. Il Bologna accorcia le distanze con un magistrale calcio di punizione di Baggio. La ripresa inizia col Bologna alla ricerca del pareggio, prestando il fianco ai contropiede nerazzurri. Ronaldo porta così l'Inter a 3 con un bel dribbling sull'ex Paganin. Baggio accorcia ancora le distanze su rigore (dubbio, in effetti), ma Djorkaeff chiude la partita con contropiede concluso da uno spettacolare pallonetto.
L'Inter resta a punteggio pieno e Moratti stavolta incensa Simoni, criticato 15 giorni prima.
Il 17 settembre la Juve esordisce in Champions League travolgendo a Torino in Feyenoord con un eloquente 5-1, con una doppietta di Del Piero, Zidane, Inzaghi e Birindelli. A un simile destino va incontro il 21 settembre il Brescia, nella terza giornata di campionato. A differenza dell'Inter di 2 giornate prima, i bianconeri regolano senza particolari difficoltà le Rondinelle di Hubner: autorete di Filippini al 7', gol di Conte al 36', di Inzaghi al 38' e di Del Piero al 11' del secondo tempo. Quest'ultimo si concede anche il lusso di sbagliare un rigore 12 minuti dopo.
L'Inter, invece, riesce a rimediare 3 punti con la Fiorentina al termine di una partita dominata dai viola che colpiscono 3 legni e falliscono diverse occasioni, lamentandosi molto per la direzione di gara di Cesari. Gli ospiti partono subito alla grande e sullo 0-0 Batistuta colpisce una clamorosa traversa. Poi anche Lulù Oliveira e M. Serena falliscono il vantaggio. La pressione dei viola manda in tilt West, che al 36' fa un'entrata assassina su Kanchelskis lanciato sulla fascia destra: l'interista, in ritardo sul pallone, entra in scivolata a piedi alti sulle gambe dell'avversario, gliele stringe a forbice e lo rovescia a terra. Trasportato via in barella, il russo ne avrà per 4 mesi. Un intervento grave, di fronte al quale il rosso avrebbe dovuto scattare automaticamente, ma Cesari si limita ad ammonirlo. Ma anche più tardi il direttore di gara si dimostrerà magnanimo: sempre West ferma Oliveira lanciato a rete con una dura ostruzione, Cesari si porta la mano al taschino, ma ci ripensa.
Così, alla prima e unica palla gol del primo tempo, l'Inter va in vantaggio con Ronaldo, a cui però risponde alla grande M. Serena, e il primo tempo si chiude in parità.
La ripresa si apre con una Fiorentina sontuosa: gol del vantaggio di Batistuta, che poi colpisce una (seconda) clamorosa traversa. Poco dopo è Oliveira a colpire il palo. A quel punto Simoni imbrocca la mossa giusta: Ganz lascia il posto a Zamorano che, appena entrato, difende bene un rinvio di Pagliuca, liberando Moriero in area per il pareggio. I viola, sull'onda del dominio dimostrato sul campo fino a quel momento, non ci stanno. Oliveira, dopo essersi bevuto mezza difesa dell'Inter, sfiora il vantaggio sparando su Pagliuca un tiro praticamente a colpo sicuro. Ma proprio nel momento migliore, gli ospiti vengono colpiti nel modo più rocambolesco: la difesa viola sale per la tattica del fuorigioco, lasciandosi alle spalle ben tre giocatori nerazzurri. Fresi tocca in avanti, il guardalinee Nicoletti sbandiera, ma interviene Batistuta con uno sciagurato passaggio all'indietro nella zona di uno dei tre interisti rimasti oltre le linee viola, Djorkaeff, che riceve palla e indisturbato e va a segnare il gol del vantaggio. I viola protestano vivacemente, sostenendo di essersi fermati dopo lo sbandieramento dell'assistente.
L'assalto finale dei beffati sarà sterile e così l'Inter incamera i 3 punti, restando in testa a punteggio pieno. Nel dopopartita, Moratti dovrà complimentarsi con i viola, mentre Simoni ammette: "Non meritavamo di vincere". E aggiunge: "Ci è andata bene. invece di gioire pensiamo a correggerci. E' chiaro che se giochiamo sempre così non possiamo pensare di vincere spesso".
Il commento più azzeccato risulterà proprio quello del match-winner, Djorkaeff: "Oggi si discute sulla nostra prova opaca e sui meriti della Fiorentina, ma domani resterà solo la classifica a ricordare questa partita".
Nell'attesa, il 31 agosto parte il campionato, e la Juve regola subito il Lecce con i gol del nuovo bomber Inzaghi e di Conte. I gol arrivano nel finale, dopo l'uscita di un Del Piero opaco (rilevato da Amoruso), condizionato da un infortunio in Coppa Italia col Brescello. Tutta la squadra però appare ancora in rodaggio, e sullo 0-0 Peruzzi ha salvato in un paio di occasioni la porta dai contropiedi dei salentini.
Ma l'evento della prima giornata si svolge a Milano, dove un San Siro parato a festa celebra l'esordio nel campionato italiano del debuttante "Ronaldinho" contro la matricola Brescia. In realtà, la partita risulterà la consacrazione di un trentenne italiano che di esotico ha solo il cognome, un autentico sconosciuto il cui esordio in serie A è il culmine di una lunga e onesta gavetta fatta di Pievigina, Pergocrema, Fano e 5 stagioni in B al Cesena: Dario Hubner, detto "Il bisonte".
Già nel primo tempo, terminato a reti bianche, Hubner aveva propiziato un fallo da rigore, venendo vistosamente trattenuto in area da Galante, ma Rodomonti aveva fatto proseguire per una regola del vantaggio non concretizzata da Bonazzoli. Strano, perché la Fifa ha appena modificato la regola introducendo la possibilità, da parte dell'arbitro, di tornare sulle proprie decisioni nel caso il vantaggio non si concretizzi.
Ma è nella ripresa che Hubner delizia la platea milanese con un saggio di gran classe: pescato in area spalle alla porta, stoppa di coscia, si gira e mette la palla agli incroci, con Pagliuca che può solo stare a guardare.
A salvare la truppa di Simoni, artefice di una prestazione confusionaria che lascia già intravedere quei limiti tattici e organizzativi di cui soffrirà per tutta la stagione, ci pensa l'altro nuovo sudamericano, quello piccolo, col viso da cartone animato. Subentrato nel secondo tempo al posto di uno spento Ganz, negli ultimi minuti "el Chino" Recoba, che segnerà 3 gol in tutto il campionato, si gioca subito due Jolly con un tiro da 30 metri e su punizione. I brancaleoni di Simoni portano in trionfo il Chino e incamerano i primi 3 punti, ma il calcio italiano, anche se colpevolmente in ritardo, scopre un bomber di razza che il 5 maggio 2002 vincerà anche la classifica dei marcatori in coabitazione col grande David Trezeguet.
Il 14 settembre '97, alla seconda giornata, la prima gara in trasferta riserva subito alla Juve un brutto cliente: la Roma di Zeman. La settimana prima c'era stata la sosta per le Nazionali, e la gara venne preceduta da polemiche causate dal mancato impiego di Totti e Del Piero. Entrambi acciaccati, avevano marcato visita. Entrambi però erano tornati disponibili per l'impegno dei rispettivi club. Con una differenza: Totti può giocare, Del Piero no. Motivo? Totti era andato a Coverciano a farsi visitare, Del Piero era rimasto a Torino. In realtà la normativa non è chiara, ma le polemiche, al solito, sono polarizzate sul fuoriclasse della Juve. "Perché si parla solo di Del Piero e non di Totti?" aveva chiesto Lippi ai cronisti il giorno prima della gara. Fatto sta che per non rischiare la sconfitta a tavolino, bisogna rinunciare a convocarlo. Strano per una società che annovera nel suo organigramma uno come Moggi, etichettato come grande burattinaio del potere federale. La partita finirà 0-0, con Totti che sfiora il gol al 22' e Inzaghi a cui viene impedita la conclusione a botta sicura per uno scontro tra Petruzzi e Aldair a cui è in realtà completamente estraneo; le moviole cercheranno di bilanciare l'episodio con un fuorigioco inesistente fischiato a Balbo.
L'Inter invece espugna Bologna 2-4, capitalizzando al massimo le 5 conclusioni totali. Gol del vantaggio interista di Galante su azione di calcio d'angolo, poi pressione del Bologna che crea diverse occasioni per pareggiare, protestando anche per un fallo di mani in area dello stesso Galante, non sanzionato dall'arbitro. Al primo contropiede, Ganz raddoppia. Il Bologna accorcia le distanze con un magistrale calcio di punizione di Baggio. La ripresa inizia col Bologna alla ricerca del pareggio, prestando il fianco ai contropiede nerazzurri. Ronaldo porta così l'Inter a 3 con un bel dribbling sull'ex Paganin. Baggio accorcia ancora le distanze su rigore (dubbio, in effetti), ma Djorkaeff chiude la partita con contropiede concluso da uno spettacolare pallonetto.
L'Inter resta a punteggio pieno e Moratti stavolta incensa Simoni, criticato 15 giorni prima.
Il 17 settembre la Juve esordisce in Champions League travolgendo a Torino in Feyenoord con un eloquente 5-1, con una doppietta di Del Piero, Zidane, Inzaghi e Birindelli. A un simile destino va incontro il 21 settembre il Brescia, nella terza giornata di campionato. A differenza dell'Inter di 2 giornate prima, i bianconeri regolano senza particolari difficoltà le Rondinelle di Hubner: autorete di Filippini al 7', gol di Conte al 36', di Inzaghi al 38' e di Del Piero al 11' del secondo tempo. Quest'ultimo si concede anche il lusso di sbagliare un rigore 12 minuti dopo.
L'Inter, invece, riesce a rimediare 3 punti con la Fiorentina al termine di una partita dominata dai viola che colpiscono 3 legni e falliscono diverse occasioni, lamentandosi molto per la direzione di gara di Cesari. Gli ospiti partono subito alla grande e sullo 0-0 Batistuta colpisce una clamorosa traversa. Poi anche Lulù Oliveira e M. Serena falliscono il vantaggio. La pressione dei viola manda in tilt West, che al 36' fa un'entrata assassina su Kanchelskis lanciato sulla fascia destra: l'interista, in ritardo sul pallone, entra in scivolata a piedi alti sulle gambe dell'avversario, gliele stringe a forbice e lo rovescia a terra. Trasportato via in barella, il russo ne avrà per 4 mesi. Un intervento grave, di fronte al quale il rosso avrebbe dovuto scattare automaticamente, ma Cesari si limita ad ammonirlo. Ma anche più tardi il direttore di gara si dimostrerà magnanimo: sempre West ferma Oliveira lanciato a rete con una dura ostruzione, Cesari si porta la mano al taschino, ma ci ripensa.
Così, alla prima e unica palla gol del primo tempo, l'Inter va in vantaggio con Ronaldo, a cui però risponde alla grande M. Serena, e il primo tempo si chiude in parità.
La ripresa si apre con una Fiorentina sontuosa: gol del vantaggio di Batistuta, che poi colpisce una (seconda) clamorosa traversa. Poco dopo è Oliveira a colpire il palo. A quel punto Simoni imbrocca la mossa giusta: Ganz lascia il posto a Zamorano che, appena entrato, difende bene un rinvio di Pagliuca, liberando Moriero in area per il pareggio. I viola, sull'onda del dominio dimostrato sul campo fino a quel momento, non ci stanno. Oliveira, dopo essersi bevuto mezza difesa dell'Inter, sfiora il vantaggio sparando su Pagliuca un tiro praticamente a colpo sicuro. Ma proprio nel momento migliore, gli ospiti vengono colpiti nel modo più rocambolesco: la difesa viola sale per la tattica del fuorigioco, lasciandosi alle spalle ben tre giocatori nerazzurri. Fresi tocca in avanti, il guardalinee Nicoletti sbandiera, ma interviene Batistuta con uno sciagurato passaggio all'indietro nella zona di uno dei tre interisti rimasti oltre le linee viola, Djorkaeff, che riceve palla e indisturbato e va a segnare il gol del vantaggio. I viola protestano vivacemente, sostenendo di essersi fermati dopo lo sbandieramento dell'assistente.
L'assalto finale dei beffati sarà sterile e così l'Inter incamera i 3 punti, restando in testa a punteggio pieno. Nel dopopartita, Moratti dovrà complimentarsi con i viola, mentre Simoni ammette: "Non meritavamo di vincere". E aggiunge: "Ci è andata bene. invece di gioire pensiamo a correggerci. E' chiaro che se giochiamo sempre così non possiamo pensare di vincere spesso".
Il commento più azzeccato risulterà proprio quello del match-winner, Djorkaeff: "Oggi si discute sulla nostra prova opaca e sui meriti della Fiorentina, ma domani resterà solo la classifica a ricordare questa partita".