L’inizio del girone di ritorno si apre per la Juve a Lecce con la quarta vittoria consecutiva, oscurata però da un grave infortunio a Ferrara, una doppia frattura a tibia e perone al 20’ del primo tempo in seguito a uno scontro con Conticchio, che gli precluderà il seguito della stagione. Il sostituto del difensore bianconero, Mark Iuliano, sbloccherà anche il risultato, ma l’assenza di Ferrara si farà sentire nel seguito del campionato.
I salentini in tutta la partita tirano solo una volta in porta, all'8' del primo tempo, su punizione di Giannini respinta da Peruzzi. Comunque, i bianconeri nel primo tempo creano poco, con Zidane e Del Piero a bassi giri e Inzaghi che riesce a calciare solo un paio di volte verso Lorieri, mancando la porta. Si svegliano solo allo scadere del tempo: prima con Di Livio che da fuori costringe Lorieri alla deviazione in angolo, finché, in pieno recupero, Inzaghi smarca Iuliano che insacca da due passi.
Nella ripresa, il Lecce non dà segni di reazione (mai un tiro, neppure fuori dello specchio della porta, né particolari sussulti), e quando al quarto d’ora resta in 10 per l’ineccepibile espulsione di Giannini, si capisce che è la resa definitiva.
Così la Juve la fa da padrona fino alla fine, si sveglia anche Zidane, che offre a Inzaghi un’occasione d’oro miracolosamente neutralizzata da Lorieri. Poi Conte e ancora Inzaghi falliscono il raddoppio, finché allo scadere è Del Piero, su assist di Inzaghi, a chiudere la partita.
La partita ha anche una coda sgradevole: all’uscita dallo stadio, la macchina del DG Moggi guidata da Armando Aubry (autista di fiducia che finirà intercettato nel 2006-2007 in Calciopoli 2), subisce l’assalto di teppisti locali che distruggono i vetri (l’osservatore Galletti, seduto dietro, ne sarà leggermente ferito) e rubano un telefonino.
Per il momento, l’Inter riesce a tenere il passo della nuova capolista vincendo a Brescia, con l'esordio dell'acquisto di gennaio Paulo Sousa, reduce della Juve del primo scudetto dell'era Triade e vendicativo ex nella finale di Monaco, che si rende protagonista di una discreta prestazione che illude i nerazzurri di aver trovato il bandolo della matassa a centrocampo. Partita non bellissima, ma sempre viva. Primo tempo equilibrato, con un Brescia vivace che tenta di prendere d'infilata gli ospiti, Hubner in versione gladiatore, attivo sia in attacco, quando sfiora il vantaggio con un pallonetto da posizione molto angolata, sia in ripiegamento, quando salva sulla linea di porta da una girata di Ronaldo. Oltre a lui, si distinguono tra le rondinelle Banin e il giovane Pirlo, che mettono in costante apprensione la difesa ospite. Nella ripresa il Brescia cala e l’Inter comincia a farsi più pericolosa, anche se, secondo copione, solo in azioni di contropiede, come nel caso del gol della vittoria, allorché Simeone ruba palla a centrocampo, dà a Cauet (subentrato a Sousa) che allunga a Recoba sulla sinistra che pennella un cross che scavalca Cervone e consente a Ronaldo di appoggiare di testa nella rete sguarnita. I padroni di casa hanno una reazione veemente, anche grazie all’ingresso di Diana e Bonazzoli, oltre che grazie all'espulsione di Moriero (doppia ammonizione in 3'), con l'Inter che si affida al contropiede. Il finale è incandescente, sempre in bilico, ma di occasioni davvero clamorose i padroni di casa non riescono a crearne.
Alla seconda di ritorno, in programma l’8-2-98, c’è Juve – Roma, e la vigilia viene preceduta dai soliti veleni provenienti dalla capitale.
Sebbene non subito brillante come nelle gare precedenti, la Juve risulta molto più incisiva in attacco degli ospiti indottrinati dal verbo zemaniano, e tranne qualche incursione di Paulo Sergio, i giallorossi non si fanno mai vedere dalle parti di Peruzzi, tranne nell’occasione in cui è costretto a bloccare un colpo di testa di Di Biagio. I bianconeri sfiorano invece ripetutamente il gol con Inzaghi; in due casi neutralizzato da Konsel, mentre nell'altro è Superpippo a sparare malamente fuori un tiro più facile da segnare che da sbagliare. Insomma, la Juve gioca molto meglio della Roma, esibisce una netta superiorità di gioco e di ritmo, finché al 47’ una percussione di Torricelli, perfezionata dai Conte prima e Inzaghi poi, viene trasformata in gol da un onnipresente Zidane. La ripresa inizia col raddoppio di Del Piero al 4’, che sancisce al differenza di valore espressa dalle due contendenti. A quel punto i padroni di casa hanno un improvviso rilassamento e la Roma un’impennata d’orgoglio, così al 12’ Paulo Sergio dimezza lo svantaggio. 3’ minuti dopo gli ospiti reclamano anche il calcio di rigore per un fallo in area di Deschamps su Gautieri. Nessuno si accorge che il romanista viene lanciato in posizione di fuorigioco, come documentato solo tempo dopo da una misconosciuta trasmissione locale, ed esplode la rabbia degli ospiti, per altro, come detto, fomentata in settimana dai soliti veleni anti-Juve del tam tam romano. Per 5 minuti l’arbitro Messina non riesce a tenere a bada gli eccessi in campo: prima risparmia Zidane e Petruzzi da una possibile espulsione per reazione l’uno e pesante scorrettezza l’altro, poi sempre Petrucci, non sazio, commette un’ennesima entrataccia da dietro e viene cacciato. Al 20’, Davids chiude la partita con un bellissimo rasoterra, consacrando per altro la sua strepitosa rinascita come giocatore, una rigenerazione che ha del prodigioso dopo la fallimentare esperienza milanista. Sul 3-1, con gli avversari in 10, la partita praticamente è chiusa. La Roma reclamerà molto per quel rigore non dato, nato da un fuorigioco non rilevato; comunque, al di là degli episodi, si è dimostrata troppo prudente, poco incisiva senza Totti, e non ha mai dato l'impressione di essere in grado di creare veri grattacapi alla difesa bianconera.
Intanto, a Milano, si consuma un nuovo dramma nerazzurro. L’Inter cade in casa col Bologna ed esce tra i fischi del pubblico, pesantemente contestata, dimostrando che la vittoria di Brescia era solo un fuoco di paglia.
La vittoria rossoblù è ineccepibile, anzi, il risultato appare striminzito per i meriti emiliani, che per qualità di gioco e occasioni create sono gli unici a poter recriminare, volendo. Prima del gol del successo, il Bologna colpisce due traverse e nel finale sfiora anche il raddoppio. L’Inter, invece, crea il primo tiro in porta solo al 21’ della ripresa, 9’ minuti dopo il primo calcio d’angolo conquistato. Si salva solo Pagliuca, che compie vari interventi importanti. Per giunta, nell’ultima mezz’ora i padroni di casa non riescono nemmeno a sfruttare la superiorità numerica, dopo l’espulsione di Tarantino per doppia ammonizione, dopo un fallo su Sousa. L’Inter si dimostra priva di grinta, velocità, spenta sul piano atletico. Galante soffre Andersson, Sartor e West faticano a contenere Kolyvanov e Baggio; a centrocampo, Sousa e Winter balbettano, e sulle fasce Zanetti e Recoba sono privi di accelerazione e fantasia; Djorkaeff e Ronaldo ricevono poche palle, e le poche le sbagliano regolarmente.
Già al 20’ del primo tempo l’Inter era stata graziata da Andersson che colpisce la traversa. Allo scadere del primo tempo il Bologna sfiora il vantaggio prima con un gran colpo di testa di Andersson di poco a lato, poi con una deviazione aerea di Kolyvanov, che costringe Pagliuca al miracolo. Nell’intervallo l’Inter non si sveglia e Andersson colpisce in avvio di ripresa il secondo palo. Al 7’, finalmente, il sacrosanto vantaggio ospite, grazie a Baggio che imbecca da destra Paramatti che infila Pagliuca da pochi passi. Nel restanti 38’, tranne una bella girata di Cauet che impegna Sterchele, l’Inter non combina nulla, mentre il Bologna sfiora il raddoppio con un assist di Nervo per Andersson che non concretizza per un soffio.
Al fischio finale, i tifosi nerazzurri sono inferociti, cantano “a lavorare” e “Moratti, non li pagare”, più altri inviti di varia natura. Così commenta la Gazzetta: “E l'Inter di Ronaldo, l'Inter del Fenomeno, l'Inter dell'anno buono esce a testa bassa, trascinando i piedi, insultata, offesa, sbertucciata: spettacolo desolante. Inter sgonfiata, intontita e triste, come la nuova classifica, come la faccia di Gigi Simoni.”
In casa Inter, i commenti vengono di conseguenza. L'avvocato Prisco, scuotendo la testa e con un filo di voce: "Moratti non dovrebbe pagarli per davvero". Moratti: "Non c'è stata un'azione”. E su Ronaldo: "E' l'ultimo che deve toccare il pallone. Ci sono tutti gli altri prima di lui, eppure non gli arriva una palla neanche a morire". Pagliuca: "Non abbiamo fatto un tiro, e quando non tiri in porta vincere è molto difficile. Di solito i portieri avversari da San Siro escono o con caterve di gol o con voti altissimi: oggi Sterchele non ha avuto nulla da fare. E' la prima volta che vedo una cosa del genere. Ma questa è stata la peggiore Inter della stagione. Una gara bruttissima, non possiamo attaccarci a niente.”
La Juve è ora a +4, e per la differenza che si è vista ultimamente sono ancora pochi.
Terza giornata del girone di ritorno, 11 febbraio 1998, turno infrasettimanale: dopo 5 vittorie consecutive, la Juve ha una mezza battuta d’arresto a Brescia, costretta dai locali sul 1-1. La partita è bella e combattuta e la Juve, priva di Peruzzi e Conte (sostituiti da Rampulla e Di Livio) si conferma comunque squadra solida e in salute, frenata da un Brescia mai domo, lanciato verso una meritata salvezza. I padroni di casa danno il via alle danze con un ritmo frenetico, creando un paio di occasioni sciupate da Antonio Filippini, a cui risponde Montero con un colpo di testa di poco fuori bersaglio. E in finale di frazione Cervone compie un miracolo neutralizzando un colpo di testa ravvicinato di Inzaghi, servito da Torricelli.
Al 7’ della ripresa la Juve passa grazie al solito Inzaghi, che trova il varco giusto sfruttando una punizione dalla destra di Del Piero. Un minuto dopo, l’arbitro Bettin non punisce un dubbio intervento in area di Montero su Hubner, riscaldando gli animi, tanto che Javorcic si rende responsabile di un brutto fallo su Davids, passibile di espulsione, ma anche qui il direttore di gara si dimostra clemente. Comunque, i padroni di casa continuano a cercare il pareggio e vengono meritatamente premiati al 28’, grazie a una punizione da destra di A. Filippini per la deviazione di testa di Savino. La Juve non ci sta e al 33’ Zidane inventa un’azione personale che si infrange sulla linea di porta, grazie al salvataggio disperato di Emanuele Filippini. L’ultima grande occasione per gli ospiti capita a Inzaghi, che gira a bene rete, ma Cervone riesce a salvare il pareggio. Negli ultimi minuti la Juve è sempre in attacco, ma non riesce più a pungere, così arriva il pareggio che accontenta entrambi.
Infatti, anche l’Inter pareggia a Firenze una trasferta molto temuta, anche per il momento negativo che sta attraversando. Simoni compie una piccola rivoluzione interna, accantonando il neo-arrivato Paulo Sousa e impostando la partita, ancor più del solito, secondo gli antichi dettami del catenaccio. West, Bergomi, Colonnese, Cauet, Milanese, Winter e Simeone s’incollano ai rispettivi avversari, Batistuta, Oliveira, Morfeo, Serena, Kanchelskis, Rui Costa e Schwarz. Insomma, alla Fiorentina il compito di fare gioco, all’Inter quello di neutralizzarlo e di cercare di sfruttare al meglio il solito contropiede, l'unica arma offensiva della stagione. I viola partono forte e si rendono pericolosi con Morfeo prima e Olveira poi. Dopo i primi 20’ la spinta dei padroni di casa si affievolisce e l’Inter con Ronaldo si fa viva nella metà campo avversaria. Al 27’, grazie a una ripartenza di Cauet interrotta fallosamente al limite dell’area, sulla conseguente punizione Ronaldo fa secco Toldo. La Fiorentina si butta in avanti, gli ospiti cercando di punzecchiare in contropiede. Il pareggio arriva al 42’ con Batistuta, che devia in rete un lungo cross di Oliveira a scavalcare la difesa. Sull’onda dell’entusiasmo, Rui Costa rischia di raddoppiare prima dell’intervallo con una bordata da lontano, ma Pagliuca salva.
La ripresa comincia con i Viola protesi alla ricerca della vittoria. Batistuta ci prova al 3’ su punizione; un minuto dopo sfiora il gol M. Serena, che gira a rete una palla avvelenata grazie anche alla deviazione di un difensore nerazzurro. L’Inter fatica a uscire dal guscio, ci prova al 12’ con Ronaldo, che si procura un’altra punizione dal limite, che stavolta però finisce sulla barriera. I viola continuano ad attaccare, ma cominciano a sentire una certa stanchezza, e in contropiede l’Inter crea qualche pericolo, come al 26’, quando 3 nerazzurri si trovano ad affrontare solo 2 difensori viola, uno dei quali, Falcone, compie un salvataggio alla disperata. A 10’ dalla fine Malesani prova la carta Robbiati, che subito crea una clamorosa occasione, liberando Firicano a rete, ma il difensore spara alto sulla traversa. Al 40’, rilevando Djorkaeff, fa il suo esordio nel campionato italiano Kanu, ennesima pedina messa a disposizione di Simoni. Al 42’ l’ultima emozione: Ronaldo crossa lungo per Simeone defilato in area che viene ostacolato da Firicano, che poi, a palla lontana, gli dà una gomitata che l’arbitro Boggi non vede. C’è anche da dire che all’inizio della gara l’arbitro, sempre in area di rigore, non aveva visto nemmeno un calcio di Colonnese a Morfeo.
Il commento finale di Moratti è amaro: "Abbiamo giocato per il pareggio, abbiamo avuto il pareggio. Del resto, un solo tiro in porta non può consentire di più, Formazione troppo rinunciataria? Questa cosa non dovete chiederla a me: io non faccio l'allenatore". Simoni, da parte sua, spiega che "il risultato è giusto" e che ritiene di aver mandato in campo "la formazione ideale per affrontare la Fiorentina, soprattutto perché era importante bloccarli sulle fasce".
Insomma, le ultime deludenti prestazioni hanno fortemente disilluso il presidente interista e, soprattutto, dopo aver accarezzato il sogno della fuga scudetto, deve prendere atto che una Juve bella e determinata sta prendendo il largo.
Mentre l'Inter giocava male e pensava solo a difendersi, la Juve volava a + 4 in classifica praticando un bel gioco aggressivo e d'attacco.
I 10 capitoli precedenti:
Antefatto del revival
La squadra più forte del mondo
La squadra più forte d'estate
Il fenomeno vero è Guido Rossi
I piagnoni sgraffignano punti a Hubner e Batistuta
Per il sentimento popolare la statistica è nulla rispetto alla fotogenia
C'è chi ha allucinazioni in salsa anni '60 e chi si rinforza di brutto
I piagnoni hanno la prima crisi isterica, la Juve piange davvero
A San Siro va in scena una bianconera lezione di sport
I piagnoni si squagliano e la Juve è campione d'inverno