Tra i tanti giudizi pendenti del caso Calciopoli ve n'è uno non molto  noto, quello presso la Corte dei Conti, Corte dei Conti che è stata  chiamata a giudicare se gli arbitri, i designatori ed i dirigenti FIGC  potessero essere assimilati ai pubblici ufficiali ed in tale veste  rispondere dei danni economici causati alle istituzioni.
La Procura  generale del Lazio aveva depositato il 19 dicembre 2007 un atto di  citazione con una richiesta di risarcimento danni all'erario pari ad €  120.000,00.
L'atto di citazione si basava in modo speculare sulle  accuse formulate dai PM di Napoli nel processo Calciopoli. I giornali  diedero ampio risalto alla notizia già quando il vice procuratore  generale Montella aveva avviato la procedura nel 2006.
Maurizio Galdi scrive, l'8 novembre 2006, sulla Gazzetta dello sport: 
“La  Corte dei conti si sta muovendo in totale autonomia. Il vice  procuratore generale chiarisce che il procedimento amministrativo si  muove "al di là di quelle che saranno le conclusione del procedimento  penale" per motivi diversi e per un danno diverso. Una celerità di  operato davvero encomiabile.” 
E sul Corriere della Sera del 15 febbraio 2007 si legge: 
“L'onda  lunga di Calciopoli non finisce mai. E trova una traduzione molto  concreta: la richiesta di un risarcimento di almeno 120 milioni di euro  avanzato dalla Corte dei Conti a 15 protagonisti dello scandalo del  pallone, «soggetti facenti parte di enti pubblici, quali la Figc, e  comunque chiamati a esercitare, nell'ambito della federazione, servizi  di carattere pubblico»". 
Ovviamente i media si sono  limitati a riportare le richieste dell'accusa senza minimamente  interessarsi del procedimento presso la Corte dei conti e di quale sia  stata la pronuncia finale.
Come se l'accusa fosse l'unica attrice in  un processo, o l'unica a decidere della condanna dell'indagato, un  equivoco in cui incorrono spesso i nostri giornali a quanto pare.
Ed invece la Corte dei conti ha sentito le parti in causa, ha valutato le prove, e ha deciso emanando una sentenza sospensiva:  fintantoché non vi è una pronuncia del tribunale di Napoli la Corte dei  conti non si pronuncerà in merito alla richiesta di danni per l'erario.  
Altro che procedimento autonomo che procede svincolato dal processo penale, come scrive Galdi.
Ma è molto interessante leggere le motivazioni della Corte.
Scrive la Corte (pagine 40/41): 
“....la  Procura della Repubblica di Napoli ha contestato a tutti i convenuti il  reato di associazione a delinquere finalizzato alla commissione di una  serie di delitti di minacce, intimidazioni, sequestro di persona e,  soprattutto, di frode in competizioni sportive, …..”.
“L’accertamento  di tali reati, come anche la verifica approfondita del materiale  istruttorio acquisito, appare, in questo processo, determinante ai fini  della valutazione che questo Giudice deve compiere, tenuto conto dei  limiti di giurisdizione prima enunciati.”
“In sostanza  occorre che venga dimostrato il comportamento illecito dell’arbitro e/o  dell’assistente nella competizione sportiva affidata alla sua  regolamentazione e cioè che risulti accertato la commissione di atti  fraudolenti e/o la partecipazione ad un disegno criminoso che abbia  indotto gli odierni convenuti a falsare il risultato della gara che  dovevano arbitrare o che dovevano concorrere a regolamentare. Il  Collegio ritiene, pertanto, che sia opportuno attendere gli esiti del  processo penale di primo grado in quanto l’accertamento del Giudice  penale avente ad oggetto queste circostanze di fatto è da ritenersi  pregiudiziale alla verifica della sussistenza di un danno all’immagine  arrecato all’ente pubblico esponenziale.
Ritiene, così, il Collegio  che tutti gli attuali indizi emergenti dalle indagini investigative  svolte dalla polizia giudiziaria che si è avvalsa di intercettazioni  telefoniche, di dichiarazioni di persone informate sui fatti, di  controlli incrociati tra residenze e luoghi di dimora dei convenuti con  le celle agganciate di luoghi in cui i medesimi potevano aver utilizzato  le utenze riservate non intercettabili, non siano da soli sufficienti a  dimostrare la condotta illecita degli stessi sui campi di gioco.
In  sostanza, tutti questi indizi diventano tasselli di una responsabilità  amministrativa per danno all’immagine nel momento in cui risulterà  accertato che gli odierni convenuti hanno posto in essere nelle  competizioni sportive affidate alla loro regolamentazione atti comunque  idonei a falsare il risultato di gara.”
L'aspetto di grande  rilevanza è che l'accusa di fronte alla Corte dei conti era basata sulle  carte dei PM del processo di Napoli, accusa che a dire della stessa  Corte non è sufficiente a dimostrare l'esistenza di condotta illecita: “...tutti  gli attuali indizi emergenti dalle indagini investigative svolte dalla  polizia giudiziaria... non siano da soli sufficienti a dimostrare la  condotta illecita degli stessi sui campi di gioco”. 
E  nemmeno le famigerate schede svizzere, la cui esistenza è certa secondo  l'accusa, ma in sede di processo penale non è riuscita a provarlo,  provano l'esistenza di condotta illecita.
In sostanza una stroncatura dell'accusa, da parte della Corte dei conti, su tutta la linea.
E  senza dimostrazione dell'esistenza di illeciti pare evidente che la  Corte dei conti respingerà la richiesta di danni. E visto l'andamento  del processo penale di Napoli, in cui la teoria dell'accusa si è  sgretolata progressivamente ad ogni udienza, anche la sorte del processo  pendente presso la Corte dei conti sembra segnata. Ed  in caso di assoluzione degli indagati di Napoli, vi sarà la situazione  paradossale per cui la FIGC riterrà definitiva la condanna alla B e la  revoca degli scudetti, sempre che non intervenga l'auspicata richiesta  di revisione della Juventus, mentre la Corte dei conti riterrà che non  c'è stato nessun illecito amministrativo e quindi nessun danno né per il  Coni né per la FIGC.
Ma tutto questo i giornali e le televisioni non lo hanno mai detto.
La Corte dei Conti su Farsopoli: indizi insufficienti
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